mercoledì 24 luglio 2013
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Vendë
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Vi sono due forme di divinazione: la prima è quella per cui interpretiamo i messaggi che gli Dei vogliono inviarci tramite il fuoco, il vento, lo stormire delle foglie, il volo degli uccelli; con la seconda, invece, siamo noi che chiediamo agli Dei uno scorcio del nostro (o altrui) futuro.Quando si siglano contratti, alleanze, eccetera o prima di intraprendere qualunque incantesimo si dovrebbero trarre gli auspici. Si dovrebbero trarre ad ogni cosa nuova intrapresa, come – ad esempio – la costruzione di una casa o un nuovo lavoro. Se gli auspici sono negativi, bisogna riconsiderare la questione sotto tutti i punti di vista (ad esempio il luogo in cui si vuole costruire) ed eventualmente cambiare ciò che si pensa debba essere cambiato, quindi chiedere nuovamente gli auspici. Questa particolare forma di divinazione trae le sue origini nell’antica Etruria (parti dell’Italia del nord); si dice, infatti, che già al tempo degli Etruschi vi fossero gli auguri, cioè coloro che traggono gli auspici, ma si dice che il primo augure sia stato un tal Attus Navius, che visse intorno al 600 A.E.V. (prima dell’era volgare). Questo contadino un giorno perse un maiale e, non riuscendo a trovarlo, promise ai suoi Lari (Numi tutelari della sua famiglia) di sacrificare loro il grappolo d’uva più grosso e bello della sua splendida vigna. Il giorno dopo ritrovò il maiale, così andò nella vigna e vi fece dei solchi nel terreno, dividendola in quattro settori; rimase poi a vedere in quale di questi settori gli uccelli preferissero sostare. Divise poi in ulteriori quattro parti il settore prescelto ed in altre quattro ancora, fin quando riuscì in tal modo a delimitare tanto l’area da scoprire il grappolo più bello e più grosso di tutti, che sacrificò ai Lari in segno di ringraziamento. Da allora nacque il rito che per millenni venne usato dal popolo etrusco e dal popolo romano.
Alla mia sinistra l’est, alla mia destra l’ovest; davanti a me il sud e dietro di me il nord.
Tracciate quindi le linee di chiusura del rettangolo e dite:
Che i confini del mio templum e delle terre selvagge siano come
ho dichiarato con le mie parole. Che quest’albero sia il confine
tra il mio templum e la terra selvaggia alla mia destra
(bacchetta rivolta verso destra). Che quest’albero sia il confine
tra il mio templum e la terra selvaggia a sinistra (bacchetta
rivolta verso sinistra). Tra questi punti ho stabilito i templa e le
terre selvagge per mezzo della direzione, della visione, della
riflessione con la consapevolezza del suo confine.
Un’altra versione di questa formula, anch’essa tramandataci dagli antichi, è la seguente:
Possa il confine tra i limiti del tempio e gli altari della selva
essere per me come li ho formalmente dichiarati nelle adeguate
parole di questo rito. Non importa quale sorta di albero
fruttifero possa essere, che possa essere per me quello che
scelgo di chiamarlo, che possa essere posto come limite
designato tra il mio templum e le terre selvagge fino a quel
punto alla mia sinistra. Non importa quale sorta di albero
fruttifero possa essere, che possa essere per me quello che
scelgo di chiamarlo, che possa essere posto come limite
designato tra il mio templum e le terre selvagge fino a quel
punto alla mia destra. Tra i confini che ho posto tra il mio
templum e la selva intorno, questo spazio sia mio per usarlo per
dirigere, vedere e riflettere, proprio come sono stato
massimamente consapevole e l’ho posto all’interno di questo
confine nella maniera adeguata.
Il templum sarà così diviso in quattro parti, o regioni. Le direzioni corrispondono a quanto segue:
EST – luce e vita
OVEST – tenebra e morte
SUD – la terra ed il sottoterra
NORD – la dimora degli Dei.
A seconda di ciò che chiederete dovrete aspettarvi un segno specifico provenire da una di queste quattro direzioni. Accendete dunque l’incenso, lasciate cadere a terra alcune gocce di liquido (acqua, succo di frutta, birra, vino o sidro a vostra scelta) dalla coppa come offerta (libagione), quindi recitate:
(nome del Dio/Dea), tu e gli altri Dei che è appropriato
invocare; io vi chiedo se è bene e giusto che sia fatto (ciò che si
chiede); vi chiedo di inviare un segno chiaro e certo dentro i
confini che ho tracciato.
Guardate quindi il cielo. A questo punto dovrà esservi silenzio ed anche la musica dovrà cessare; il segno richiesto è solitamente l’apparire di uno o più uccelli; la direzione che prendono dà il responso. Se appare un uccello che vola verso di voi (proveniente quindi da sud) e canta, tanto più se è un rapace (corvo, cornacchia o altri), è un presagio solitamente negativo. E’ invece un presagio favorevole se gli uccelli giungono da dietro il divinante (da nord, quindi) o dalla sua destra (est); negativo, infine, se giunge da sinistra (ovest). Si possono altresì considerare anche altri segni: se si consultano Divinità cui sono legati particolari animali si possono richiedere segni corrispondenti quali, ad esempio, nel caso di Hecate l’abbaiare di un cane. Se si effettua la divinazione di notte si guarderà l’apparire di comete o altri segni luminosi (lampi, fulmini), in particolare se vi sarete rivolti a Zeus, Giove, Thor, Donnar (tutti Dei che comandano il tuono, il fulmine, le tempeste), ricordando che, in linea generale, i tuoni, i lampi ed i fulmini visti alla propria sinistra o davanti a sé sono un segno favorevole, mentre quelli provenienti da dietro o da destra sfavorevoli. Questo metodo è essenzialmente basato sull’antica tradizione romana, per quanto Cicerone ricordi che anche il Druido Diviziaco era solito trarre auspici in maniera simile.E’ essenziale non rompere il silenzio durante quest’ultima fase del rito: la sua rottura indica la fine del rito stesso. Le domande devono essere sempre poste in maniera da ricevere un responso positivo o negativo, del tipo: “va bene che io faccia questo?” e non “devo fare questo o quello?” La risposta sarà quindi un sì o un no. In caso non vi sia alcuna risposta in un lasso di tempo adeguato (dipende dal divinatore il comprendere il limite temporale), significa che gli Dei non sono né favorevoli né sfavorevoli a quanto richiesto. Si può quindi a questo punto rischiare e fare ciò che ci si è proposti ugualmente oppure richiedere gli auspici un altro giorno.
Etichette:Riti
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